L’ABC della moda
Tutti i termini da conoscere

News & Curiosità 30 mar 2020

Il linguaggio della moda è fatto di tante espressioni che, spesso, per molti di noi, sono oscure. Eppure, si stanno inserendo sempre di più nel linguaggio comune ed è quindi giusto che tutti impariamo a conoscerle un po’.
Per questo motivo abbiamo deciso di proporvi un vero e proprio vocabolario della moda, partendo letteralmente dall’ABC, dalle definizioni più comuni, per arrivare alle terminologie più ricercate, che faranno di voi dei perfetti fashion guru.

Affordable: avrete di sicuro sentiti parlare di linee o brand affordable. Cosa vuol dire? Il termine affordable significa “a prezzo accessibile” ed indica, quindi, la moda accessibile un po’ a tutte le tasche.

All over: è un termine che si usa quando stampe, ricami o applicazioni ricoprono interamente il capo di abbigliamento o l’accessorio. Molte grandi firme usano questo metodo per rendere inconfondibili le loro creazioni. Esempio iconico: Louis Vuitton.

Athleisure: termine che identifica tutti quei capi solitamente usati per fare sport e che invece vengono indossati anche in situazioni quotidiane o addirittura formali, come ad esempio i leggings e le felpe con il cappuccio.

Brand e brand ambassador: il brand è il marchio, la griffe, il nome della casa di moda e l’ambassador è il personaggio rappresentativo della filosofia e dell’immagine del brand.

Cache coeur: è una maglia, un maglioncino o una camicia ad incrocio che si annoda sul lato del busto o dietro la schiena e crea uno scollo a V.

Capsule collection: è una “collezione nella collezione” ossia una serie di pochi capi, magari frutto di una collaborazione fra il brand e una star, che fa da ispirazione per questa mini-collezione.

Cheap: è cheap tutto ciò che è di scarso valore o mancante di stile.

Chunky: termine molto usato in questi ultimi anni per designare uno specifico tipo di scarpa, con particolare riferimento alle sneakers: le chunky sneakers sono quelle con le suole grosse, robuste e gommose.

Color block: è uno stile che abbina tinte shock o fortemente contrastanti in “blocchi” ossia capi interi. Un esempio: si possono abbinare abito rosso e collant verdi, corpino fucsia e gonna arancio.

Crop top: è il top corto, tagliato a diverse altezze, sotto il seno o sopra l’ombelico.

Cuissardes: sono gli stivali altissimi che arrivano fino alle cosce.

Custom made: sono i pezzi personalizzati, su misura, unici. Molti brand hanno una sezione dedicata alla personalizzazione.

Cut out: sono tutti quei capi che scoprono, attraverso tagli netti e spesso geometrici, alcune parti del corpo, schiena o pancia, ad esempio, in modo molto chic, strategico e mai volgare o troppo esagerato.

Devorè: è un tessuto sottoposto a un trattamento chimico che lo corrode in parte e secondo un disegno prestabilito. Molto diffusi i jeans di questo tipo.

Dress code: è il codice dell’abbigliamento, ovvero l’insieme di regole che definiscono il giusto tipo di abbigliamento per ogni occasione.

Easy: è la moda “facile”, quella dei capi informali, comodi, per il tempo libero.

Faux fur: sono le pellicce sintetiche.

Genderless: quello che una volta era definito “unisex”, ovvero quei capi che possono indossare indistintamente uomini e donne.

Hip huggers: solitamente una gonna o un pantalone a vita bassa più aderenti in vita ma che vanno ad allargarsi verso la coscia.

Jumpsuite: sono le tute intere, sia lunghe che corte.

Kelly: borsa di Hermès creata per la principessa Grace Kelly negli anni ’60, è diventata un termine che identifica quel particolare tipo di borsa.

Layering: è lo stile creato componendo delle stratificazioni, delle combinazioni, sovrapposizioni e giochi di fantasie e materiali.

Lettering: sono tutti quei capi o accessori che comunicano qualcosa attraverso l’uso di lettere, slogan, poesie, frasi motivazionali e anche provocazioni.

Loafer: altro termine per indicare le scarpe basse senza lacci, i mocassini.

Lookbook: è la presentazione di una nuova collezione attraverso una raccolta di immagini pubblicata sui siti o su un catalogo.

Mash up: un mix di diversi stili, fantasie e epoche che crea un look unico.

Matelassé: è il tessuto trapuntato dove le cuciture formano dei quadrati o dei rombi.

Mom jeans: jeans stile anni ’80 con vita alta e gamba dritta stretta in fondo – i mitici Levi’s 501, per intenderci.

Must have: sono quei capi o accessori che proprio non devono mancare nel guardaroba.

One of a kind: pezzo unico, in edizione limitata, rarissimo.

Out of stock: sinonimo di sold out, ovvero finito, esaurito e peggio ancora, uscito di produzione.

Paisley: tessuto che ha una fantasia orientaleggiante composta da “piume” o “gocce”.

Pop-up shop: è un punto vendita temporaneo che la casa di moda usa per promuovere una collezione o un evento e può durare anche solo pochi giorni.

Ready to wear: ovvero il più classico pret-à-porter, che sta ad indicare tutti gli abiti che non sono fatti su misura, che si trovano nei negozi in più modelli e in più taglie.

Seasonless: è la moda che non conosce stagione, come i vestitini leggeri che si indossano anche d’inverno.

See trough: sono tutti quei tessuti che attraverso trasparenze di tulle, rete, pizzo o organza creano l’effetto vedo-non vedo.

Seersucker: è un tessuto di cotone leggero con un pattern solitamente a righe, a volte a scacchi, usato per i capi estivi e primaverili.

Sleep dress: è l’abito sottoveste in raso con bordi in pizzo e spalline sottili.

Total look: indica gli outfit coordinati dalla testa ai piedi. Ad esempio: tutto bianco o tutto nero, ma anche look tutti stampati nella stessa fantasia.

Tote bag: borsa XL squadrata e con doppi manici.

Understated: indica un modo di vestire apparentemente sottotono, ma che, in realtà, è uno stile che adotta look non troppo vistosi ma abbinati a capi o accessori griffati.

Vuoi Informazioni?
Invia adesso la tua richiesta.
info@paolomaglieria.it